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Anche stamattina partenza
dalla periferia di Marano sul Panaro, davanti al Bar Sport.
Si parte per un giro verso i monti cari ai Lupi, con una meta che
risveglia in ognuno di noi un richiamo particolare, una antica sfida che
si rinnova ogni volta e che galvanizza e affascina anche il Lupo più
navigato. PIETRACOLORA !. |
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La neve è caduta fino al giorno prima, poi la
notte si è rasserenata e la temperatura rigida ha creato un fondo
perfetto, il manto bianchissimo ricopre i sentieri dell'Enduro. I Lupi
affrontano il tracciato innevato con passo svelto e regolare, devono
affrontare 50 kilometri di fuoristrada pressochè ininterrotto, e non si
possono permettere soste. |
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Con determinazione si affrontano le salite gelate. I
tasselli mordono la superficie del manto, a volte fino a trovare il
terreno in profondità. Si sale.
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Su questi sentieri è nata
e cresciuta la nostra passione per l'Enduro. Territori selvaggi, ma
ormai familiari ai Lupi. Ogni volta diversi, per il susseguirsi delle
stagioni, per il fondo secco e polveroso o umido e fangoso o, come oggi,
duro e gelato. |
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La giornata è partita alla
grande. Il giro è scorrevole e panoramico, senza disdegnare passaggi
tecnici, per poi tornare su stradoni d’altura e sottoboschi infiniti,
con tappeti di neve così bianca e scintillante al sole da abbagliare il
pilota. |
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In fila indiana il Branco attraversa
l'asperità, con attenzione a non perdere l'aderenza e a mantenere la
direzione. |
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Panorami mozzafiato, anche
un rude endurista come Mario si lascia scappare un “che posti ragazzi!”
. La bellezza della natura in questa luminosa giornata dell'inverno
appenninico è veramente grande. |
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Nei sentieri che diventano veloci toboga gli
agili monocilindrici sembrano essere a loro agio. Il gruppo si
ricompatta, ci attende ancora bosco, guadi e salite, bisogna essere
uniti per affrontare insieme le difficoltà del tracciato |
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Arriva Umbone con il mezzo brillante per la
nuova livrea. |
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Sui percorsi innevati si mettono in evidenza
le grosse cilindrate, ecco Dinone, poi Claudio che in più occasioni
comunica ai Lupi l'elogio per il suo nuovo mezzo . |
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Ricompattati, si riparte e si sale ancora.
Attraversiamo una radura immacolata, sul fianco per non segnare il
pascolo. Sbuchiamo alla luce dopo un tratto in valle buia ed
incassata, con guadi gelati e grandi accumuli di neve. |
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Un amico ci raggiunge. E' il Lupo! grande
spettacolo vederlo salire lungo il pendio innevato al fianco di Mauro.
In piena forma, lo splendido animale non nasconde la sua gioia nel poter
congiungersi anche solo per pochi istanti al Branco. |
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La belva corre veloce sulla neve, la sua folta
pelliccia lo protegge dal rigore del gelo mentre la sua forte
muscolatura gli da grande autonomia. |
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IL LUPO |
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E' sempre un grande piacere l'incontro col
Lupo. Passiamo qualche minuto con lui. Ma ben presto si deve ripartire,
il percorso è ancora lungo ed irto di difficoltà. Pietracolora ci
attende. |
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Si riparte, tratti di bosco si alternano a
piste veloci e a sentieri tortuosi. Veramente soddisfatti i Lupi, una
giornata molto positiva. |
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Si attraversa un villaggio sperduto. Breve
sosta tecnica per ricompattarci di nuovo. |
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Quasi 30 kilometri di neve stanno mettendo
alla prova allenamento e resistenza dei Lupi. Ancora una ventina di
kilometri alla meta, e con pendenze più ripide. Si stringono i denti.
Si riparte. |
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In sella, un obiettivo: Pietracolora! Si entra
ora in una grande, fitta boscaglia. Alcuni tratti sono gelatissimi. |
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Alcuni alberi caduti intralciano il passaggio.
E' necessario riaprire il sentiero. Con l'aiuto di una sega, il tronco
è tagliato ed il passaggio riaperto. Come sempre, il mantenere
transitabili i sentieri rimane scopo primario del Branco. |
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Il sentiero è nuovamente agibile, si può
ripartire. Mancano solo pochi kilometri alla meta, ma ancora non è
possibile rilassarci. Un errore potrebbe essere difficilmente
recuperabile in questo bosco selvaggio. E' necessario tenere alta la
guardia e badare a dove si mettono le ruote. La temperatura si abbassata
notevolmente con l'altezza, qui sta spirando un freddo vento orientale,
siamo sotto lo zero. Finalmente dopo una secca salita, ecco la piazza di
Pietracolora!
Gioia dei Lupi che scherzano con un cannone che ha fatto la seconda
guerra mondiale. Da qui passava la linea Gotica, estremo baluardo
organizzato dei tedeschi che si difendevano dall'attacco delle truppe
alleate. In queste zone vi furono aspri combattimenti . |
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Nei mesi conclusivi della II Guerra Mondiale,
tra il febbraio e l'aprile del 1945, sull'ultimo limite della Linea
Gotica (la Linea Verde II), la Wehrmacht organizzò in queste zone un
sistema difensivo fortificato, nel settore della 14^ Armata tedesca. C'erano
postazioni per mitragliatrici MG 42, appostamenti per fucilieri,
trincee, postazioni per mortai medi, osservatori, ricoveri e Posti di
comando, tutte opere realizzate sfruttando la morfologia del territorio,
particolarmente ricca di cavità naturali e di pareti rocciose,
integrate da scavi in terra e camuffamenti in sasso, legno e fogliame.
La forza complessiva dell'intero presidio, comprese le altre posizioni,
può essere valutata in circa 300 uomini, che tennero testa alle
soverchianti forze alleate, composte da decine di migliaia di
uomini e con una totale supremazia aerea. Ancora oggi alcuni
appostamenti rimangono visibili nelle selve attraversate dal Branco. |
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Il Trapper posa con l'obice puntato. |
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La meta è stata raggiunta. Grande
soddisfazione dei Lupi per aver completato un tracciato che rimane un
grande classico dell'inverno nell'Appennino. |
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Nella piazzetta centrale di Pietracolora c'è
anche un monumento molto significativo. Abbiamo visitato da vicino
questa opera, posta a ricordo di tutti gli emigrati dell'Appennino.
Viene in particolare ricordata la sciagura del Bois du
Cazier, in Belgio, dove morirono parecchi minatori molti dei quali di
origine italiana.
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Nei pressi di Pietracolora c'è un Monte
dall'aspetto unico, il Monte Vigese. Mario indica il Monte visibile
sullo sfondo, sostenendo trattarsi di un antico vulcano. |
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I rilievi di Montovolo e del Monte Vigese, con
i loro balzi rocciosi, si stagliano decisi sulla successione di crinali
del versante Est della Valle del Reno. Sia Montovolo, sia Monte
Vigese sono costituiti da arenarie grigio-giallastre alle quali si
interpongono sottili strati di marne grigie. Sui loro versanti si
estendono boschi di Castagno, Carpino nero e Roverella, inframmezzati da
prati e coltivi. |
Nel frattempo, i Lupi Marcello
e Matteo sentivano il richiamo del Branco! |
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Partiti in ritardo, si dirigono a tutta verso
l'alta montagna. Matteo affronta un guado molto profondo ed impegnativo. |
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Il mezzo si inabissa in un profondo gorgo, la
situazione si ingrabuglia, ma per fortuna il giovane Lupo riesce a
venirne a capo. |
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I due intrepidi Lupi
attraversano boschi e torrenti, godendo di paesaggi
meravigliosi, superando difficoltà impensabili, non si sono
fermati davanti a un fiume in piena, sono caduti, si sono rialzati e
hanno infine raggiunto il Branco |
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Il Branco è riunito per uno spuntino
ristoratore, come sempre servito ottimamente. |
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Per chi non avesse notato il particolare del
grembiule, si propone un ingrandimento. |
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