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I LUPI DI SARDEGNA (2^ PARTE)
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Il blu intenso del golfo di
Cagliari fa da sfondo alla seconda uscita dei Lupi di Sardegna |
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L’agglomerato Industriale di Sarroch
si estende su una superficie di 734,56 ettari, occupati per il 90% dalla
raffineria di petrolio della SARAS e dalle attività petrolchimiche e di
servizio a questa collegate. La SARAS
rappresenta una delle maggiori raffinerie del Mediterraneo in
grado di trattare fino a 18 milioni di tonnellate annue di petrolio
greggio e di produrre, sempre su base annua: benzina (3.440.000 tonn.),
GPL (290.000 tonn.), jet fuel (510.000 tonn.), gasolio (5.140.000 tonn.),
oli combustibili (2.280.000 tonn.), cariche petrolchimiche (1.650.000
tonn.) e zolfo (65.000 tonn.). |
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Sarroch è
situato nel sud Sardegna, dista 25 Km. da Cagliari, e conta circa 5500
abitanti. Il suo territorio comunale, la cui superficie è di 67,88 Kmq,
confina a nord - ovest con Capoterra, a sud - ovest con Villa S. Pietro,
a sud con Pula. |
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Il
territorio di Sarroch, venne abitato, come attestano i numerosi reperti
archeologici, dai popoli nuragici nell'era preistorica. I
primi documenti scritti riguardanti Sarroch, però, risalgono al 1300.
Il centro, al tempo, sorse non lontano dalla zona denominata “Sa
Punta”. Esso fece capo al Giudicato di Cagliari e fu compreso
nella Curatoria di Nora. In seguito al crollo del Giudicato
cagliaritano, Sarroch passò nelle mani della famiglia pisana dei
Donoratico della Gherardesca, ai quali si sostituirono successivamente
gli Aragonesi (1324). Questi ultimi, trentuno anni più tardi, cedettero
il territorio di Sarroch al nobile Francesco Roig, dai cui eredi lo
acquisì poi Ausia Torella.
Le
scorribande barbare sulla costa furono causa del logoramento del centro,
che culminò, nel corso del 1400, nell’allontanamento degli abitanti.
In epoca Spagnola, alla fine del 1600, Sarroch venne ricostruito in un
posto più sicuro, ai piedi della montagna; il paese risultava
costituito da 2 rioni, San Giorgio e Santa Vittoria, che poi finirono
per unirsi. Lungo
la costa, tra il XVI e il XVII sec., vennero innalzate tre torri di
avvistamento, che utilizzarono in seguito anche i Sabaudi: Antigori,
Diavolo e Zavorra. Quest’ultima venne demolita nel 1917 in base a una
decisione presa dall’Autorità Militare. Tutt’oggi possiamo ammirare
soltanto una di quelle torri: la spettacolare Torre del Diavolo che
sorge su una roccia a strapiombo sul mare da dove si gode di un panorama
mozzafiato; sotto la torre esiste
una piccola grotta che può essere avvistata solo dal mare. |
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La Torre del Diavolo,
edificata agli inizi del '600, è situata ad un'altezza di 50 metri s.
l. m. su una prominenza rocciosa a picco sul mare.Essa venne
edificata per sorvegliare la sottostante Grotta del Diavolo,
chiamata così perché luogo di sosta dei corsari, nonché per
controllare un'area molto vasta che va da Capo S. Elia a Chia. Dalla
torre, poi, si tenevano i contatti con le altre torri della zona.Il nome
originale della torre era Guardia Grande di Pula. Poi, per il fatto che
nella zona nidificassero aquile e colombi, il suo nome cambiò in
"La Aguila" nel 1639 e in "Colombo" nel 1720. Il
nome popolare "del Diavolo" è invece recente (1867). |
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Ma Sarroch non è solo mare: ci sono anche
la campagna e i monti, con tutti gli abitanti che li popolano. In
particolare, il territorio sarrochese è costituito da numerosi ettari di
montagna con delle bellissime foreste di lecci, querce da sughero,
corbezzoli, ginepri e abitate da cervi ( Cervus elaphus corsicanus
), cinghiali ( Sus scrofa meridionalis )e tantissime altre specie
selvatiche. |
Con i Lupi di Sardegna, partiamo
dunque da Sarroch verso l'interno, con le immagini che il nostro Claudio
ci ha trasmesso dall'Isola più bella del Mediterraneo. |
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Il sentiero che parte da Sarroch è
in direzione di Montisantu. |
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Alla comitiva del giorno precedente,
composta da Matteo, Claudio e Maurizio, si aggiunge oggi Marco. |
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Sul volto di Claudio la
soddisfazione per poter percorrere i sentieri di casa con gli amici di
sempre. |
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I monti di Montisantu: distesa
infinita di rocce, boschi, dirupi che accendono nel cuore dell'Endurista
la fiamma della passione. |
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Percorrendo gli impervi sentieri che
si inerpicano sui monti selvaggi sempre nuovi grandiosi scenari si aprono
agli occhi dei piloti, in una magica sequenza di immagini forti e
impressive. |
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A tratti guardando fra le fronde
sempreverdi appare sullo sfondo il mare di Sardegna |
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Da questo punto molto panoramico si
possono vedere gli isolotti di san Macario e di Nora. Nora è stata prima
porto fenicio, poi centro punico ed infine città romana. Tra la rada e la
peschiera, uno stretto istmo porta al sito archeologico che si trova su un
promontorio proteso nel mare sovrastato dalla torre del Coltellazzo. C'è
una sabbia fine dorata con a sinistra il fondale sabbioso e a destra
quello roccioso ricco di ricci, acqua chiara sulle secche e azzurro
intenso dove il fondale è più profondo. |
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Poco dopo appare Porto Columbu. Qui
vi è un orologio solare, che da millenni scandisce il tempo della semina
e del raccolto, grazie ai raggi del sole che, nei giorni dei solstizi e
degli equinozi, penetrano in massi incisi e predisposti con straordinaria
sapienza astrologica. |
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Proseguendo questo splendido
itinerario, si giunge sopra la costa di santa Margherita di Pula |
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Santa Margherita di Pula sorge dove
un tempo vi era la antica Nora. Fu fondata dai fenici nel IX secolo A.C. |
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Fabrizio, Matteo e Marco in una
sosta lungo questo bellissimo percorso. |
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Ed ecco in questo autoscatto il
gruppo al completo. |
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Il fondo rimane sempre eccellente, e
la vegetazione rigogliosa anche in pieno inverno. |
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La casa di Mattighofen è ben
rappresentata in Sardegna. I 4 tempi austriaci si dimostrano molto adatti
agli accidentati percorsi isolani. |
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Marco ha condotto il KTM 520 di
Demetrio. Il potente monocilindrico si dimostra assai valido anche sui
tartti più impegnativi. |
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Il KTM 400 di Fabrizio completa la
rassegna delle grosse cilindrate arancioni, fra le quali ha comunque
figurato egregiamente anche la 450cc blu nipponica. |
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Come ottima tradizione il piacere
dell'uscita in moto si protrae alla sera di fronte alle specialità
isolane, ottime e abbondanti. |
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I liquori sardi, nella loro squisita semplicità,
riescono sempre ad esprimere gusti e profumi inconfondibili, ben
proporzionati ed integrati alle soluzioni alcoliche zuccherate o mielate,
di moderata gradazione.
Anche i loro nomi sono particolari e caratteristici, poichè fanno
riferimento molto spesso alle specialità vegetali utilizzate: ricordiamo
il Liquore di Mirto estratto dalle bacche di colore rosso violaceo oppure
il liquore di mirto bianco, estratto dalle foglie, leggermente verdolino
bianco. Inoltre il Liquore Villacidro, nella versione gialla e bianca; il
Liquore di limone, di Mandarino, di Melone, di Fico d'India, di Corbezzolo
ed i liquori amari a base di cardo ed altre erbe selvatiche, denominati
Cardus e Amaro Murgia.
Molto apprezzate anche le diverse qualità di acqua vite sarda denominata
Fil'e Ferru, ottenuta dalle vinacce di uve pregiate |
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i boschi sardi offrono prodotti del
sottobosco e selvaggina prelibata. |
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