Entra col tuo mezzo nel territorio del Branco, un territorio vastissimo, che si estende sulle selve e le montagne dell'Appennino, forse avrai la fortuna di incontrare i Nobili Lupi e di iniziare con loro un'avventura che non avrà mai fine. (Rik)
Ci
hanno portato via un amico, un amico vero, sempre disponibile e gentile.
Ci
piace identificarci nel lupo, animale libero che vive nei boschi. E stata sua
lidea, era lui che con molta saggezza trasmetteva al branco l'importanza di fare
gruppo
Il
branco lo saluta con alcuni dei suoi racconti e poesie
Già conosceva
Gli antichi sentieri
Il tuo canto di lupo…
Che inselvatichiva
Il lago turbato dei giorni miei
….e la luna, distante,
Argentata ascoltava incantata
L’ebbro suo gemito.
LUPI
SI NASCE
Due
intrepidi Lupi affrontano le prime balze dell'appennino ancora avvolto dalle
tenebre. Agili e silenziosi, percorrono le selve seguendo i sentieri tanto
familiari al Branco. Nell'assoluto silenzio della natura ancora addormentata il
soffice rombo dei propulsori accompagna la magica cavalcata notturna.
Fari
nell'oscurità della selva umida e fresca per la rugiada di prima mattina.
Una
breve pausa in una radura, un'occhiata intorno e via di nuovo guidati
dall'istinto e dall'esperienza. La padronanza del territorio da parte del Branco
è assoluta e totale.
I
raggi del sole hanno raggiunto la selva, ancora una sosta dei due lupi sotto un
castagno dai frutti ormai maturi.
L'autunno
è una stagione splendida, i sentieri sono ottimi e umidi al punto giusto, il
clima è mite ed invitante.
UN MAGICO INCONTRO - IL
LUPO APPENNINICO SI AVVICINA E SALUTA GLI AMICI
grande animale:
nobile, forte e fiero, generoso e potente.
LUPI
E FALCHI NEL FEUDO DELL'ENDURO
Abbiamo
un amico sui monti appenninici. Vive con un Falco e un Lupo. Ogni tanto, nei
nostri passaggi da quelle parti lo incontriamo. Ci fermiamo volentieri a far due
chiacchere con lui. Non ama le moto, ma comunque le rispetta. E noi rispettiamo
lui. Gli dedichiamo una breve raccolta di poesie sul tema dell'enduro, trovate
qui e là, i Lupi non sono sempre solo manette.
Mentre la stagione d' estate volge al termine, e l'autunno arriva
puntuale, si rinnovano i panorami che noi vediamo tutti i sabati, con le stesse
sterrate, gli stessi boschi, lo stesso caldo di calanchi e polvere che ora
diventa fresco e nebbioso sfondo alle nostre cavalcate.
Forse solo i vecchi del paese e noi conosciamo così a fondo questi boschi. I
nostri mezzi percorrono le strade tracciate dagli avi nella notte dei tempi,
quando il pensiero era il grano da crescere, i campi da arare. L'enduro
attraversa ciò che ha appassionato ed impegnato le generazioni di uomini prima
di noi, a noi il compito di ascoltarli, di leggerli, di capire il nostro
paesaggio
E'
l'Enduro attorno. Occhi aperti ragazzi... le emozioni, le sensazioni, la forza
della natura ci circondano.
Sono
veramente onorato di essere entrato in questo meraviglioso gruppo, fatto di
uomini che non solo divulgano e mettono a conoscenza di noi tutti il loro
bagaglio di nozioni ed esperienza, ma sanno anche regalare sensazioni forti.
Oggi
nel bosco,in quel tunnel tortuoso,tra le radici degli alberi,sprofondavamo tra
le foglie dai variopinti colori autunnali e specchi d'acqua luccicanti. Il vento
ci sfiorava, i raggi del sole penetravano con inaudita violenza per una giornata
di ottobre. I tasselli sollevavano le foglie,a migliaia,lasciando dietro una
larga scia,come una soffice nuvola colorata. Io non vedevo più nulla ma mi ci
tuffavo dentro,la seguivo con fiducia,anche quando l'andatura era quasi
forsennata; perchè questa era la scia del branco,la sua strada,e noi la
seguiamo e la seguiremo sempre.
Ti
è mai successo...
di mollare il gas per un attimo e poi spegnere il motore.
Restare lì, con il bosco che ti avvolge e protegge.
Scendere dalla moto e spendere il tuo tempo a guardare le piante, le foglie in
terra, tra radici e ricci di castagna.
E pensare che quel bosco esiste da sempre.
Rigenerandosi in un continuo germogliare del nuovo in primavera e seccare del
vecchio all'autunno inoltrato.
E se un fuoco se lo porta via, entro venti-trentanni ricresce.
Ti è mai successo di guardare il profilo di una collina e poi scendere a valle
con lo sguardo.
Guardi le case distanti, le ville, le borgate e il paese in fondo.
Poi immagini come doveva essere tre o quattro secoli fa, o anche dieci, che
importa.
Case di pietra e legno, campi coltivati, sentieri che attraversavano boschi vivi
e accuditi da contadini che da essi ne traevano vita.
Ti è mai successo di guardare una mulattiera e pensare che lì ci passavano con
i muli e portavano legna, carbone, e magari forme di formaggio nelle bisacce.
Quanta gente ci sarà passata nel corso dei secoli.
Magari ci sarà stato un ragazzo del 1550 che avrà fatto a piedi quella
mulattiera per raggiungere un gruppo di case di pietra di cui facilmente oggi
non c'è nemmeno traccia, e forse era per portare funghi, o legna, o per andare
a trovare una ragazza da prendere in moglie.
Ti è mai successo di sentire qualcosa che esce dalla terra e dal bosco, che ti
entra attraverso gli occhi e ti si innesta dentro; quella cosa che sale dalla
terra, quell'odore di foglie e humus e tu che te lo respiri in silenzio.
Resti lì a svuotare la mente e a lasciare che si riempia di bosco.
E del silenzio di secoli di passi di contadini che camminavano, probabilmente,
senza troppa fretta.
Il bosco che ti restituisce quella calma di allora.
Respiri ancora con gli occhi e poi rimetti in moto.
E torni ad andare.
Accarezzando il gas, senza derapare, quasi a non ferire.
Quella terra così simile ad una pelle.
Chissà se ti è mai successo...
Who am I, who are you
I was only passing through
Skinwalker, skinwalker
Robbie Robertson and the Red Road Ensemble
Skinwalker
Passeggiata serale nella giungla del Panaro
ULULA ALLA LUNA (canzone Scout)
Scappa, stanotte il Sambhur scappa,
e dietro il Branco intero in caccia,
ma
si nasconde laggiù dietro un nuvolone nero.
Corre il cucciolo in caccia,
corre seguendo la sua preda
prima volta da solo con il Branco
Mamma Lupa stanotte lo guarda da lontano.
Rit: Ulula alla luna, ulula ulula (2 v.)
Buia
ma un lupo non sa che cosa sia,
se la pista a volte si confonde
dietro il colle ormai nero si sente ululare.
In
caccia non c'è soltanto il Branco,
ben nascosto si trova lo striato,
ha intravisto un cucciolo impacciato
basta un colpo preciso e neanche un ululato.
Rit: Ulula alla luna, ulula ulula (2 v.)
Gli
occhi due fari nella notte,
la paura ha il volto di una tigre
ed il lupo stavolta è già spacciato
china il capo, non guarda, si sente già perduto
Uno
schianto, è arrivato il Branco,
lo striato con un balzo è già scappato,
questa notte lupetto è andata bene
Mamma Lupa sorride ritornano alla tana
Rit: Ulula alla luna, ulula ulula (2 v.)
Enduro al tramonto
Basta
accelerare. Rilascia la manetta. Soffermati un momento. Spegni il propulsore.
Ascolta…
Udrai
stormire le foglie, sussurrare il vento e, nel silenzio, il loro mormorio ti
porterà lontano, più velocemente di quanto 100 cavalli possano fare…
Scoprirai
profumi inebrianti, lucenti colori,
inedite, profonde sensazioni.
Coglierai a piene mani ritempranti, inaspettati arcobaleni. Istanti magici. Il mezzo, tranquillo, si rilassa con te. Ed è pronto a darti di nuovo il massimo. Ora puoi riavviare il motore. Grande l'ENDURO.
Freddo
di Marco Badiali
1) Ho steso la vela su un tappeto di neve
farinosissima. Fa talmente freddo che sembra sabbia, non si scioglie nemmeno se
la prendi in mano. Il termometro segna meno 4, sono le 4 del pomeriggio e il
sole si sta già abbassando sull'Appennino scintillante. Che bella giornata! Il
cielo è azzurro chiaro e sfuma verso il bianco abbassandosi sull'orizzonte.
Le maniche a vento sembrano ghiacciate, sono inclinate a 45 gradi ma immobili.
Il vento a terra è praticamente costante, proviene da Sud Ovest. Controllo più
di una volta se è vero, con una simile temperatura mi sarei aspettato un vento
settentrionale. Oggi sono a pieno carico, col pieno di carburante, l'emergenza,
gli strumenti, la macchina fotografica e l'abbigliamento invernale. Sono vicino
ai 125Kg PTV. Per sedermi nella selletta mi appoggio sulla neve e la sensazione
è di essere sulla spiaggia, la neve è molto comoda, come un cuscino, e
soprattutto non sporca e non bagna come il pantano in cui ci siamo mossi fino a
pochi giorni fa. Mi alzo in piedi e ricontrollo ancora la direzione del vento,
che è molto costante da Sud Ovest. Accendo il motore e provo a dare un poco di
manetta. Si alza un turbine di neve polverosissima che scintilla al sole. OK per
il decollo, un'ultima occhiata alla Queen, poi avanzo fronte vento tendendo i
cordini. Con i cordini tesi, faccio i primi tre passi a bassa velocità
affondando nella neve e sento una rassicurante trazione simmetrica dagli
elevatori, buon segno, la vela sta salendo regolarmente, devo andare a
sensazione perchè con il sottocasco antivento non mi giro bene. La vela
sale perfettamente sostenuta dalla densa aria gelata. Ancora un paio di passi ed
è in assetto. Bene, ora porto il gas a 3/4 e la spinta non si fa attendere.
Ancora tre quattro impronte sempre meno marcate sul manto nevoso poi la traccia
finisce nel nulla. Mi alzo a una cinquantina di metri e viro a 180° verso Nord,
in direzione della pianura. In breve raggiungo il primo punto noto, l'acquedotto
dei Boschi, da qui punto direttamente verso l'acquedotto di San Vito a circa 7
Km a Nord. Con meraviglia mi accorgo che è presente un po' di attività termica,
con bolle forse generate dai contrasti fra i campi bianchi e i boschetti scuri o
le rare zone scoperte, fatto sta che ogni tanto arriva qualcosa. E' comunque
poca cosa, e mantengo senza problemi la direzione impostata. Il GPS mi informa
che sto volando a 44Km/h, vuol dire che ho circa 12Km/h di vento da dietro. Le
colline digradano ora verso il piano e tolgo motore per seguirne il profilo.
Supero la statale pedemontana Maranello-Vignola e proseguo sorvolando
Sant'Eusebio verso San Vito, sorvolando i grandi campi a foraggio ora
completamente coperti. Il canale di San Pietro scorre ancora nonostante il gelo
scintillando fra la neve, lo supero e mi porto sul torrente Guerro che seguo
fino all'attraversamento di san Vito. Da qui vedo bene l'Autostrada del Sole ed
il raccordo di Modena Sud. Punto ora in quella direzione (Nord Est) mantenendo
ancora circa 70 metri di quota in modo da superare in sicurezza le linee
elettriche di potenza che corrono parallele all'Autostrada. Vedo ora anche il
Panaro che scorre fra i ghiacci sulla mia destra. Ora sono in prossimità di San
Donnino e vedo a 2 Km a Nord ancora San Damaso. Modena emerge dalle nevi ad
altri 5 KM a Nord Ovest. Il sole è basso sull'orizzonte, quasi sopra il
castello di Monfestino che si staglia con la sua inconfondibile sagoma assieme
al Cimone ed al Cusna scintillanti. Sopra di me qualche centinaio di metri passa
un aereo diretto all'aeroporto di Bologna, sto per entrare nella zona
controllata. Le mani cominciano ad accusare il freddo, è giunto il momento di
rientrare alla base. Giro verso Sud con direzione 180°. La velocità scende
fino a 20Km/h. Tolgo le mani dai comandi per sgranchirmi un po' e cerco di
mantenere la rotta con gli spostamenti nella selletta. Il sole è
definitivamente scomparso ormai e mi rimangono ancora 6-7 Km. Tengo meno di metà
gas, è il primo volo con questo motore e la Queen, e vuoi la caratteristiche
dell'ala, vuoi l'aria densissima, basta veramente poco per salire a tassi
notevoli. Le auto sotto di me accendono i fanali, sorvolo ancora i laghetti
ghiacciati e finalmente sono in vista della pista. Ai bordi vedo una figura
scura, mi avvicino ancora e riconosco l'amico Gianluca, che viene spesso a
trovarmi quando mi vede volare. Faccio un giro sul campo e ho la conferma che il
vento viene ancora da Sud Ovest. Mi allineo ed atterro praticamente fermo nello
stesso punto in cui ero decollato. Una bella risata ed un saluto a Gianluca, che
non vedevo da un po'. Portiamo il motore in casa e torniamo a riprenderci la
vela. E'rimasta sulla neve ma è asciuttissima come nemmeno d'estate, quando la
rugiada serale la riveste di goccioline. La pieghiamo assieme e la mettiamo nel
sacco. Conto i passi per il decollo. Credo siano meno di 10 metri. Ormai è
quasi buio. Il termometro della macchina segna ora meno 6.
Stacco la batteria dal motore. Cosa c'è di meglio che un bel volo e un buon
atterraggio finale? Mentre rientro a casa in macchina rivedo i luoghi sorvolati
poco prima, ormai avvolti dall'oscurità e dal gelo. Nella notte la minima in
campagna toccherà i meno 11.
2) In questi giorni i contadini potano le vigne del lambrusco. I
rametti tagliati vengono accatastati e bruciati. I pennacchi di fumo si
sollevano per qualche metro poi deviano unendosi al vento. Seguendo il tracciato
dei fumi si può vedere il percorso dell'aria fra le colline. Mi soffermo
qualche minuto a scrutare la scena. Il cielo è grigio, il terreno scuro, gli
alberi senza fogliame non aiutano a stimare la velocità del vento, bisogna
guardare i pochi fili d'erba alta scampati all'ultimo taglio e soprattutto,
grazie al "wind chill", convertire il freddo alle orecchie in km/h.
E' ora di procedere. La vela è stesa, ho dedicato qualche minuto a cercare la
zona più asciutta, non è stato facile, alla fine mi sono rassegnato a cercare
almeno quella meno fangosa. Il motore è già caldo, mi imbrago, mi alzo in
piedi ed afferro le bretelle. L'aria è quasi calma, mi devo preparare e
concentrarmi perchè sono i decolli più difficili. Mi spiacerebbe dover
ricominciare le operazioni di preparazione. Aziono lo starter, il motore parte
al primo giro, rompe il silenzio della campagna col suo suono regolare. Provo ad
aumentare i giri. Mi devo fermare a poco più di metà, diversamente scivolerei
in avanti, i piedi non fanno troppa presa oggi. Inspiro con forza e via ! La
vela si alza composta, le butto un occhiata e come ogni volta che tutto va bene
sono piacevolmente soddisfatto, non c'è tempo di complimentarsi, è ora di
decollare. In pochi passi chiedo al motore il 100%. Lo scarico risuona rotondo e
l'elica si avvita nella densa aria padana. Ben presto la spinta si fa sentire,
sono letteralmente strappato via dal prato fangoso e sarà la forza del nuovo
motore, sarà il gradiente di vento, mi trovo in un confortevole più quattro
che comporta 100 metri di quota tutti di un fiato. Gran cosa la potenza, penso
fra me mentre mi aggiusto nell'imbrago. Scendo subito a 5000 giri. Punto verso
le colline sovolando tante case rurali avvolte dall'illuminazione di Natale.
Oggi è la vigilia, immagino che in molte di queste case si staranno preparando
i tortellini e gli zamponi. Le luci sulle recinzioni, con un po di fantasia,
sembrano quelle di piccole piste di atterraggio. Vedo molte più macchine del
solito nei cortili delle case. Evidentemente oggi pochi sono in giro per il
lavoro. Il gps comunica 42Km/h e volo livellato. Procedo a sud est fino ai
cipressi di Santa Croce. Su questa collina si può veleggiare con venti da Nord
est, oggi però sembra prevalere il nord ovest. Infatti il pendio non da nulla
di buono, e dopo un paio di passaggi decido di abbandonarlo. Punto verso est in
direzione di Vignola, che vedo a 3 km davanti a me. E' tutta una luce
multicolore, anche se la foschia cerca di coprire col suo grigio le decorazioni
delle feste.
La temperatura non è rigida, sono 5 gradi, ma l'umidità è alta. La tentazione
di protrarre il volo fino a dopo il tramonto, per vedere meglio tutti gli alberi
decorati nei giardini delle case è grande. Però prevale la ragione. Punto di
nuovo verso la base, a Nord. Ancora 4 km. L'aria è ora talmente calma, che
quasi senza accorgermene mi trovo a volare a 20 metri sopra i campi. Provo a
passare sopra le case, capisco cosa prova Babbo Natale sulla sua slitta volante.
Ecco il mio campo. Da dove verrà il vento ? Chissà. Provo ad atterrare verso
Sud Ovest. Nel raccordo finale capisco che sarà un atterraggio un pò rude.
Provo a correre ma le gambe intirizzite non rispondono come dovrebbero. Per
fortuna niente da segnalare. Ripongo in fretta vela e motore, devo rientrare a
casa per gli ultimi preparativi per la cena della vigilia. La bimba mi
chiede se stasera verrà Babbo Natale. Le rispondo di sì, tengo per me il
dubbio, se riuscirà a stallare meglio di me la sua slitta, temo per il nostro
lucernaio...
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